In ufficio: scrivania e dintorni


La scrivania di ciascun lavoratore, anche se “personale”, fa parte dell’arredamento dell’intera stanza di lavoro e, se troppo piena e disordinata, può disturbare l’ambiente e le persone che lo frequentano.
Le finestre non vanno trasformate in giardini botanici e le scrivanie non devono assomigliare a bazar orientali. E’ permesso al massimo un fermacarte o un tagliacarte, ricordo dell’ultimo viaggio. Sono da evitare inoltre pareti stile “agenzia viaggi” o, peggio ancora, dedicate ai divi di Hollywood. 

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Basterà un cassetto strettamente personale per contenere i generi di emergenza  (un paio di calze per le signore, fazzoletti, medicine e un piccolo beauty), in modo da non invadere le parti comuni del bagno (armadietti, mensole ecc.). 


La scrivania di ufficio, come quella di casa, rimane comunque un “territorio privato” da rispettare. Può capitare, nell'ambito professionale, di dover occupare la scrivania altrui: meglio comunicarlo prima all'interessato, evitare di curiosare nei cassetti o prelevare oggetti senza restituirli e lasciare tutto come si è trovato prima. 


Infine, alla sera, prima di andarsene, è buona regola lasciare le pratiche di lavoro in ordine sulla scrivania: oltre a facilitare il lavoro di chi farà le pulizie, si semplifica la ricerca e il “ritrovamento”, in caso di assenza, delle carte urgenti. Un vero e proprio dovere, invece, impone di tenere in ordine e aggiornati gli archivi.


Generalmente, non si deve fare della scrivania il proprio desco ma, se non esiste una stanza apposita, è comunque lecito consumare un breve spuntino sul tavolo. Si fa con discrezione e ordine, si offre ai presenti, si pulisce bene dopo aver mangiato e si gettano i rifiuti in un sacchetto chiuso e non nel cestino della carta, dal quale si sprigionerebbero odori  non graditi. Anche lo spuntino deve essere idoneo alla situazione: né unto, né troppo profumato, né di facile sbrodolamento.

Mrs Manners

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